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11 febbraio 2009

Il Giorno della memoria: LE FOIBE UNA TRAGEDIA DIMENTICATA




Gianluigi Nerilli









Il termine “foiba” deriva dalla parola latina “ fovea”, che significa “fossa”; le foibe, infatti, sono voragini rocciose, a forma di imbuto rovesciato, create dall’erosione di corsi d’acqua, presenti nel territorio Sloveno. Possono raggiungere ben 200 metri di profondità.


Le foibe slave furono utilizzate in diverse occasioni per macabri rituali e, in particolare, subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale (1945) per infoibare ( “spingere nella foiba”) migliaia di italiani, antifascisti, colpevoli di opporsi all’espansionismo comunista slavo sostenuto da Josip Broz ( meglio conosciuto come il Maresciallo Tito).



Nessuno sa quanti siano stati gli infoibati: stime attendibili parlano di 10-15.000 vittime. I perseguitati venivano condotti, dopo atroci torture, nei pressi della foiba; qui gli aguzzini bloccavano i polsi e i piedi con del filo di ferro ad ogni singola persona, che, a sua volta, era legata ad un’altra.

Nella maggior parte dei casi si divertivano a sparare al primo malcapitato del gruppo che precipitava rovinosamente nella foiba trascinando con sé gli altri, vivi.

Purtroppo, questo modo di procedere a torture ed uccisioni ricorda i metodi utilizzati da altri eserciti come quelli nazisti e fascisti. Non esistono limiti, dunque, alla crudeltà umana.




Per avere un'idea di quanti furono i morti ammassati si consideri che la fossa era profonda 256 metri al livello originario, nel '57 era salita a 135 metri; per avere l'immagine della profondità si consideri che un grattacielo di 31 piani come il Pirelli di Milano è alto 127 metri.

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