I nostri colori

I nostri colori

17 dicembre 2008

FASCISMO PICTURES


LA MORTE SI FA STRADA!!!


Breve riflessione di Gioele Latorre e Damiano Giannelli......











Incontro tra Mussolini e Vittorio Emanuele

-A causa di questo incontro dell'ottobre 1922, la famiglia "Savoia" perse il trono d'Italia, poichè invece di sottoscrivere l'atto d'arresto per il tentato colpo di stato, Vittorio Emanuele III lo nominò primo ministro.







Le camicie nere (la polizia privata di Mussolini) si servivano di ogni metodo per obbligare i cittadini a fare qualsiasi cosa, il "DUCE", comandasse:
* Facevano bere con apposito imbuto un litro d'OLIO DI RICINO!!!
*Picchiavano chi non votava a favore del DUCE
*Bruciavano le sedi dei partiti e dei sindacati perfino arrivando a uccidere i leader dell'opposizione.







Il sogno "romano" di Mussolini dell'impero costò milioni di morti, tanta fame, miseria e distruzione.















Mussolini incita la folla a seguirlo
- La popolazione rimaneva incantata dai diascorsi vigorosi e pieni di enfasi
















il DUCE (il mito del superuomo)

Gara cittadina: Il presepe più bello




L'Istituto Chiarulli partecipa al concorso cittadino "Il presepe più bello". E' stato allestito nell'atrio dell'istituto una ricostruzione della Natività realizzata dai ragazzi delle diverse sezioni, tra cui Damiano Giannelli, Gianfranco Antelmi, Vito Latorre, Tommaso Appice e Antonio Cristantielli della Classe "Perfetta" 3 OEI/A. Ha supervisionato il progetto la prof.sa di religione Rosalba Simone.

La ricostruzione, rifacendosi alla tradizione partenopea, rappresenta un paesaggio collinare, percorso da vari ruscelli che affluiscono in un laghetto, con una cascata d'acqua. Vengono rappresentati alcuni dei mestieri della società contadina, come il panettiere, il boscaiolo, i pastori, la lavandaia, il mugnaio, il fabbro, ecc.

Tutto è proiettato verso l'angolo sinistro, in cui è situata la grotta con la Sacra Famiglia.

Durante l'allestimento si è creato un clima di festa e di grande creatività nella realizzazione dei: muretti a secco, recinzioni con le canne, ruiscelli e cascate e l'ornamento delle colline con muschio e ciottoli.

Nell'angolo a destra è collocato un piccolo abete, vero, con i tradizionali addobbi.

Cos'altro dire?

BUON NATALE 2008!!!
Pietro D'onghia

3 dicembre 2008

Chiacchierando sul primo canto dell'Inferno

.. ... ...

Mi ha colpito la prima terzina.

Mi incuriosisce la durata media della vita dei mortali del '300 che Dante ritiene essere di 70 anni. Egli affermando nella prima frase "nel mezzo del cammin di nostra vita" dichiara di avere 35 anni quando comincia la vicenda. Si ritrova nella "selva oscura" che rappresenta il peccato, in quanto aveva smarrito la via del bene.

Credo che questa terzina sia significativa, perché il tema del peccato e della perdita della via del bene è abbastanza frequente nella società odierna.
Gianluigi


La "lupa", in questa opera, rappresenta l'avidità, che per Dante è un peccato molto grave che porta l'uomo sulla strada sbagliata. Viene rappresentata, inoltre, magra e scheletrica, a simboleggiare tutte le bramosie e i desideri di cui è affamato l'animo umano.

L'uso di tale allegoria è motivata dalla critica che Dante muove a Papa Bonifacio VIII, definendolo avido e bramoso.

Nello stesso anno in cui Dante inizia il "Viaggio", venne indetto il primo Giubileo Cristiano della storia. Questo, introdotto da Benedetto Caetani (Bonifacio VIII), prevedeva la purificazione dell'anima dal peccato attraverso il pellegrinaggio a Roma, che si trovò così a ospitare migliaia e migliaia di fedeli, con grande beneficio economico per tutta la cittadinanza.

Nella Bibbia si parla di Giubileo presso gli ebrei, come ammortizzatore sociale, in quanto partendo dal principio che "il Mondo è Patrimonio di Dio" ogni 50 anni cancellavano i debiti di tutti. Dopo il Giubileo, la "catena" ricominciava, e in tanti casi, in molti non riuscendo a saldare i debiti, divenivano schiavi dei creditori, per il periodo necessario a estinguere il debito.
Pietro


Anche io sono stato impressionato dalla descrizione che Dante fa dell'avarizia, atraverso l'immagine della lupa, magra che aveva fatto infelici parecchi uomini.

La lupa rappresenta la Chiesa che ai tempi di Dante con papa Bonifacio VIII aveva stretto una alleanza con la parte "nera"dei Guelfi fiorentini, avversari politici del poeta.
Emanuele


Dante, giunto ai piedi del colle, si imbatte in una lonza, una lince. Essa per lui, rappresenta la lussuria, ovvero un peccato non grave in sé, ma sufficientemente infido a disturbare il percorso dell’anima e l’integrità umana.

Dante, guardando la lince è tentato più volte a tornare indietro, così come la lussuria induce spesso l’uomo nella tentazione di venir meno alla retta via…


Marco




… Dante dice di avere smarrito la diritta via nella foresta della notte della sua anima. All’alba si ritrova ai piedi di una collina che simboleggia la risalita dal peccato, l’ignoranza e la morte spirituale che stanno per impossessarsi di lui.

Man mano che sale su per l’erto colle vede: un leopardo in agguato, poi un feroce leone, e quindi una lupa affamata.
C’è un crescendo di paura e di storia in queste tre bestie misteriose che appaiono all’improvviso, esse rappresentano i peccati della lussuria, orgoglio e avarizia, oppure i più gravi peccati della incontinenza, la mancanza di controllo che porta alla lussuria, alla rabbia ed ingordigia; della violenza e infine dell’inganno o malizia, la lupa…

Nicola
La lupa è l’ultima fiera che Dante incontra sul colle ed anche la più pericolosa perchè rappresenta l’avarizia.

Il poeta considera questo peccato il più pericoloso, perché quasi nessun essere umano riesce a resistere a questa tentazione, Dante descrive la lupa molto magra e soprattutto affamata, questo anche perché per lui l’avarizia è un peccato che porta gli esseri umani a diventare insaziabili: l’avaro anche se gia possiede molte ricchezze sarà sempre alla ricerca di denaro perchè la sua sete di ricchezza non si fermerà mai.

La lupa per Dante raffigura anche la Chiesa cattolica di quel periodo perchè anche la Curia romana a quel tempo anche se possedeva i due terzi del territorio italiano “imponeva” ai suoi fedeli, anche attraverso il giubileo, di lasciare delle offerte in denaro e in terreni, ed e proprio per questo che il poete affianca la figura della Chiesa a quella della lupa affamata.
Tommaso


Quando Dante Alighieri parla della paura che si nasconde dentro di lui, la paragona a un lago, le cui increspature rappresentano la sua irrequietezza.

Continua dicendo che questa paura si era calmata durante la notte, che aveva trascorso in compagnia dell’angoscia costante per aver perduto il senso della vita...
Vito


È la primavera del 1300, l'anno del primo giubileo; Dante, ha smarrito la giusta via, in una selva oscura. … chiede aiuto… e scorge l'ombra di Virgilio che prima gli rivela che Cristo interverrà per salvare gli uomini, mandando sulla terra un veltro che ricaccerà la lupa nell'inferno, poi aggiunge che è possibile salvarsi da quelle tre belve, ma a condizione che egli visiti l'inferno, regno della perdizione; il purgatorio, regno della penitenza; e il paradiso, regno della beatitudine e sede di Dio.

Questa è l'unica via di salvezza, dice Virgilio, e Dante la percorrerà sotto la sua guida nell'inferno e nel purgatorio, sotto quella di Beatrice nel paradiso.
Gianfranco


Quello che mi ha particolarmente colpito, è con quanto vigore attacca la Chiesa con l'allegoria della LUPA: raffigurandola" magra", esprime l'accanito attaccamento ecclesiastico verso la moneta.

La lupa magra, scavata, infatti raffigura alla perfezione l'immagine di chi non trova mai sazietà... come l'avaro che si difenisce sempre povero, non accontentandosi mai di quello che possiede...
Gioele

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